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giovedì 23 febbraio 2017

12-23 febbraio 2017 BAIO FESTA DI LIBERTA' (e un giro alla casa del re)



Questa volta siamo nel cuore delle Alpi Cozie, in fondo alla provincia di Cuneo, la Provincia Granda. Queste valli sono amministrativamente italiane ma appartengono in pieno a quella regione più vasta che va sotto il nome di Occitania; avrebbe potuto essere uno stato, ma è invece nazione negata. Terra diversa per cultura, perché ha ospitato eretici e accolto minoranze perseguitate; e per questo invisa al potere. Certo anche per questo alcune tradizioni sono particolarmente sentite. 
Forse la più importante di esse, e di certo la più caratterizzante, è la Baìo:  una rappresentazione il cui copione non viene mai tradito, che si ripete sempre uguale ogni cinque anni. Ricorda la cacciata dei Saraceni, avvenuta oltre dieci secoli fa. I diversi ruoli fissati dalla tradizione vengono interpretati tutti da uomini, con raffinati e complicati costumi... preparati, ovviamente, dalle donne della comunità. Anche se le giornate in cui si svolge la Baio ricalcano le tradizionali ricorrenze carnevalesche, non si deve confondere questo evento con i tanti festeggiamenti che nelle giornate di febbraio punteggiano il nostro paese di sfilate, giochi e coriandoli... no: la Baio è festa di popolo dove i "foresti" sono benvenuti, sempre che non interferiscano con la rappresentazione, e rispettino il loro ruolo di spettatori. Se siete curiosi qualche cenno sulla cultura occitana lo trovate su Wikipedia e su un sito "locale" .

Per questa ricorrenza molti nativi delle valli fanno ritorno ai paesi d'origine, e moltissimi sono i turisti che intervengono. Avremmo intenzione di scendere in settimana, il giovedì grasso, ultima giornata della Baìo (che ovviamente non è evento  esclusivo dei fine settimana). Si pensava di andare in un alberghetto, a mezza pensione, così da avere un tetto sopra la testa, un piatto caldo e l'agio di muoversi liberamente durante la giornata.
Dovremmo prenotare entro metà di gennaio, chi è interessato si faccia quindi vivo al più presto.

UN AGGIORNAMENTO E UNA RIFLESSIONE   -   17.01.2017

Dopo un po' di ricerche e una nutrita serie di contatti oggi abbiamo prenotato presso un alberghetto della frazione Rore di Sampeyre. E' stato necessario suddividerci in due gruppi, perché non tutti avremmo potuto partecipare il giorno di giovedì grasso, per sopraggiunti impegni lavorativi. Quindi qualcuno salirà per la prima giornata della Baio, il 12 febbraio, e qualcun altro per l'ultima, il 23 febbraio. Una buona occasione per poi scambiarsi le esperienze. Ma non finisce qui...
Nel mentre pensavamo a come fare per rendere il viaggio meno noioso - andare e tornare da Milano sono pur sempre quasi 600 km - ci è venuta un'idea: visitare la tenuta di Stupinigi, la palazzina di caccia dei Savoia. Si trova poco discosto da Torino, lungo la direttrice che univa la capitale del regno sabaudo con la sua lontana e un po' irrequieta provincia meridionale. Una deviazione di pochi km, che però consentirà di visitare questo magnifico complesso, frutto del genio di Filippo Juvarra.



Da un lato l'eleganza architettonica di una realizzazione voluta della casata che ha dominato (anche col sangue) la storia del Piemonte e dell'Italia; dall'altro la tradizione millenaria della cultura di un popolo che troppo spesso l'oppressione l'ha subita. Dei Saraceni, ma anche dei Savoia.


E ancora: da questa parte la rappresentazione di un'aristocrazia che esprimeva il proprio dominio sul resto della società ostentando il lusso e lo sfarzo (per carità: la Palazzina di Caccia è un complesso bellissimo, di un'eleganza armoniosa; quando lo ammiri, lo esplori, ti si allargano i polmoni. Ma esprime la celebrazione autoreferenziale e un po' sterile di una classe sociale parassitaria).


Dall'altro lato, quello dei montanari, il ricordo di un evento storico e la conseguente giusta celebrazione di quell'enorme potere che può nascere dal basso, e che nasce ogniqualvolta il popolo prende nelle sue mani il suo destino e si ribella. Risposta corale delle classi subalterne che ogni tanto reagiscono alle ingiustizie e scrivono la storia a modo loro... Iniziata un pezzo prima che in quelle terre arrivassero i Savoia, continua ancora, dopo che i Savoia se ne sono andati da un pezzo. Un bell'insegnamento per chi lo sa vedere; e contemporaneamente, una bella soddisfazione per noi che non aspiriamo a dominare nessuno. La Baìo è davvero una grande, grande festa di libertà!

Viva la Bahio!





ULTERIORE CONSIDERAZIONE... DI CARATTERE CASEARIO - 23.01.2017
Grazie a una trasmissione RAI abbiamo scoperto che, nel cuneese, a Caraglio, esiste una certa tradizione di allevamento di bufale e conseguente produzione casearia - primariamente mozzarelle, ma non solo. Contiamo di passare anche di là: dopo la cultura e il rispetto delle tradizioni, andremo a omaggiare anche i buoni prodotti del casaro. Informazioni: qui e qui.  Ma sappiamo anche che di caseifici se ne sono diversi, com'è ovvio che sia. Il più comodo è forse questo, in bassa Val Varaita, dove è sicuramente possibile trovare un sincero supporto caseario... prodotti più legati alla tradizione locale. E anche gelati...

AGGIORNAMENTO POST EVENTO  

Alla fine qualcuno è andato il 12, e qualcun'altro il 24. E quindi:

Le bufale

Belle bestie, ottimo formaggio. Peccato solo sia lontano da casa...



 La Baìo

Una carrellata di immagini, misero assaggio della caleidoscopica festa di colori che abbiamo avuto il privilegio di vivere. Impossibile da raccontare, non ci sono parole in grado di riportare i colori. E poi mancherebbe ancora molto altro...




 














Una volta tornati a Rore si celebra il processo al tesoriere fedifrago, che tenta per tre volte di fuggire con la cassa. Di fronte a una bella folla che partecipa attivamente viene ripassata la storia, concludendo in bellezza questa edizione, e aprendo già i giochi per la prossima Baio.

Ma finita la Baìo, la festa continua: tutta la notte si danza, in tutte le frazioni. Nessuno di noi c'è andato, ma sappiamo "da fonte sicura" che la cosa è andata alla grande. Giusto per dire cos'è la festa per questa gente: il mattino dopo l'operatore ecologico chiamato a svuotare i cassonetti stracolmi dei residui della festa è felice, perché la gente si è divertita, e non importa anche se lascia in giro delle cose che poi toccherà a lui andare a ramazzare: "la festa è festa. la gente si deve divertire!"

E non dimentichiamo che è carnevale: la mattina di venerdì si forma il corteo dei magnin, che gira per la frazione sull'onda lunga della Baìo prendendola anche un po' in giro: ragazzini e ragazzine, uomini e donne, travestiti da Abà con cappelli di cartone, ussuart che hanno la canna da pesca al posto del fucile e altre mille variazioni sul tema. Un bel colpo di coda per la Baìo, che finirà in gloria, con distribuzione di polenta a tutti.

Ciao Baìo. Arrivederci a febbraio 2022.

Stupinigi 

Bel complesso, conforme a quanto ci aspettavamo. Tutto un'altro mondo, e senza volere ci viene da canticchiare i versi di Guccini:

"....vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori, 
pensava al magro giorno della sua gente attorno, 
pensava a un treno pieno di signori...."





Fine della gita. Belle cose, belle esperienze, emozioni e sensazioni, che conserveremo nel cuore.
Ma...c'è  rimasto ancora un piccolo ricordo, in grado di prolungare ancora un poco il piacere di esserci stati: ricordate il piccolo caseificio all'inizio della val Varaita, di cui si favoleggiava tanto? Ebbene: esiste. E produce un Toumin dal Mel strepitoso!


Eccolo!




domenica 5 febbraio 2017

18 Febbraio 2017: IL BUON PASTORE


Tutto cominciò al tempo della partecipazione al campo di Canis Lupus dello scorso ottobre (vedi questo post). Il primo pomeriggio andammo a visitare, presso l'oasi dei Ghirardi, una coppia di pastori che si avvalgono, per la difesa dei loro animali, dell'opera di un gruppo di pastori maremmani abruzzesi.

Quel pomeriggio, accolti dall'abbaiante cordialità del branco, si comprese immediatamente quale fosse il modo "giusto" di mantenere un buon equilibrio tra attività umana ( pastorale) e esigenze del mondo selvaggio (lupi). Un modo antico, di basso impatto e grande effetto; inutile dire altro, chi vuole potrà esplorare la Rete alla ricerca di siti, di video, di notizie su quei maestosi cagnoni bianchi che da subito ci hanno rubato il cuore, facendoci provare il pungente desiderio di avere accanto 
almeno uno di loro.

 Dopo sono accadute altre cose: un amico che vive in Valtaro vuole prendere delle pecore e fare il pastore (e lì i Maremmani Abruzzesi sarebbero indispensabili); altri pensano di impiantare un allevamento di animali da cortile non lontano dall'ostello (e anche qui sarebbero molto utili)...il nostro interesse è cresciuto ancora. Quindi abbiamo preso accordi con un allevatore specializzato che sta vicino a Tortona, grande conoscitore di questa razza, divulgatore attento e appassionato (provate a cercare il pastore transumante); andremo a trovare Dario Capogrosso uno dei prossimi giorni. Se qualcun'altro vuole accompagnarci ci farà piacere, condivideremo con lui questa immersione nella bellezza e nell'armonia. La bellezza di questi maestosi cagnoni bianchi, degnissimi eredi di una delle più antiche stirpi di animali senza le quali l'uomo non avrebbe potuto essere. L'armonia che si ricrea ogni volta che uomo e cane percorrono una strada comune, aiutandosi reciprocamente e rispettandosi vicendevolmente.

Dario Capogrosso (del "pastore transumante") in mezzo ai suoi amici

AGGIORNAMENTO 13 FEBBRAIO 2017
 (Gli accordi con Dario)

La visita all'allevamento del pastore transumante è quindi fissata per sabato prossimo, 18 febbraio, verso le ore 10.00. Un paio d'ore di full'immersion tra i bianchi cagnoni saranno sufficienti, poi si pensava di fermarsi a pranzo in qualche posto della zona, e rientrare a casa verso metà pomeriggio.
Non è possibile portare altri cani (per una serie di motivi che è' troppo lungo spiegare qui), nel senso che non si può andare in giro per il posto con essi, né liberi né al guinzaglio; è ovviamente possibile lasciarli in auto per il tempo della visita.

Confermate le adesioni entro e non oltre giovedì sera, grazie.




AGGIORNAMENTO POST-EVENTO  ***  18 FEBBRAIO 2017


Dario Capogrosso viene a prenderci in paese, per condurci poi al suo allevamento. Veniamo accolti da una schiera di cani ( non solo maremmani) molto socievoli, con cui è facile entrare in confidenza.
Visitiamo l'area dove viene tenuta la maggior parte dei cani, in collina, nel bosco. Impariamo che ciascuno di loro è diverso dagli altri, con un suo carattere, la sua inclinazione, tende a essere più o meno dominante... più o meno come tra gli uomini.


Nella "nursery" vi sono cuccioli e cuccioloni, e una cagna con due piccoli. Staranno insieme fin quando, concluso lo svezzamento e il primo periodo di sviluppo sociale con la madre,  i piccoli verranno separati da essa e messi insieme al branco che da questo momento costituirà la loro famiglia: un sistema per sviluppare la socialità, e per apprendere le regole di comportamento nel gruppo, essenziali per lavorare assieme. La buona convivenza interspecifica viene appresa grazie alla vicinanza con gli alpaca e gli altri animali presenti nella tenuta: questi cani non devono avere assolutamente istinti predatori verso gli animali che verranno affidati alla loro sorveglianza!

Dario "esporta" i suoi maremmani abruzzesi anche all'estero, dove sono apprezzati e richiesti per le loro capacità di lavoro con gli animali da allevamento, siano essi pecore, renne o pinguini.





Insomma, abbiamo imparato molte cose, ma soprattutto ci siamo divertiti giocando con queste meraviglie. Grandi e piccoli in modi diversi, ma con lo stesso piacere.


Grazie, Dario; buon lavoro. Speriamo di rivederci presto!